FOGGIA - RESTAURO E VALORIZZAZIONE DEL PALAZZO MONGELLI - DE PAOLA

Nulla si edifica sulla pietra, tutto sulla sabbia, ma noi dobbiamo edificare come se la sabbia fosse pietra. (J.L. Borges, Frammenti di un angelo apocrifo, in Elogio dell’ombra, Torino 1972, pag. 113 ).
ANALISI DEL SITO - ANALISI STORICA
INQUADRAMENTO TERRITORIALE DELLA CITTÀ DI FOGGIA

La provincia di Foggia, conosciuta anche come Dàunia o Capitanata, è la più ampia della Puglia, oltre un terzo di tutta la superficie regionale. Il territorio, comprendente l’antica Capitanata, è posto all’estremità settentrionale della regione ed in esso si distinguono tre diverse zone morfologiche: il Sub-appennino Pugliese, il Tavoliere ed il Gargano(1).
La capitanata è costituita da una grande pianura (il tavoliere), dal massiccio promontorio montuoso del Gargano e dalla zona montano-collinare del Sub-appennino Dàuno. La zona montagnosa della Daunia si erge fino ai 1152 metri con il Monte Cornacchia, la massima elevazione della Puglia. Fra le ultime propaggini appenniniche, il pedemonte garganico ed il golfo di
Manfredonia, si estende piatto il Tavoliere (Kmq. 3.000), che non supera i 100 metri di altitudine e declina dall’Appennino verso l’Adriatico accompagnato da corsi d’acqua che, per l’evaporazione estiva e la mancanza di pioggia, si esauriscono prima di arrivare al mare, ad eccezione dell’Ofanto e del Carapelle. Grazie agli impianti di irrigazione alimentati da pozzi il suolo è verdeggiante di colture orticole ed arboree e di vigneti, mentre gli immensi campi di grano forniscono gran parte del frumento nazionale.

L’IMMAGINE DELLA CITTÀ NEL TEMPO La storia di una città non può essere ricondotta a pochi fatti notevoli, a una galleria di edifici più o meno illustri; essa riguarda tutta la realtà costruita. Oltre che alla città noi possiamo guardare anche al territorio come a una costruzione, un enorme deposito di fatiche umane, una patria artificiale dell’uomo. In tal caso ci rendiamo conto di come il dato urbano e quello rurale corrispondono a due momenti di un medesimo intervento regolatore e costruttivo.
Poniamo così le basi per un effettivo superamento, dal punto di vista dell’architettura, della contraddizione fra città e campagna insita nella città moderna o, meglio, per una “predisposizione” dell’architettura a tale superamento.
Credo che sia possibile leggere questo scritto anche come un’intenzione di città. Ciò non perché in esso il dato filologico sia alterato, ma perché l’analisi si pone evidenti intenti operativi: la conoscenza della città è vista nella dimensione del progetto. Questa tendenziosità dell’analisi significa in primo luogo porsi il problema della costruzione di una città analoga, servirsi di una serie di diversi elementi urbani e del territorio come cardini per la nuova città. In questo senso deve essere visto il riferimento alla città storica e la meditazione sui suoi elementi di crescita tradizionali.
SCOMPOSIZIONE DELLA CITTÀ NELLE SUE SEQUENZE ESSENZIALI
La costruzione nel tempo della città di Foggia è caratterizzata dal fatto di essere avvenuta per addizione successiva di parti; il fuso irregolare del centro antico, la raggiera dei quartieri settecenteschi, la scacchiera ottocentesca e l’agglomerato informe dell’espansione moderna. Queste parti segnano la cronologia delle varie fasi di accrescimento e ne cristallizzano le caratteristiche storiche, fisiche, sociali, economiche. Pur non esaurendo tutta la complessità urbana ciascuna parte ha una struttura analoga a quella di una città e riflette al suo interno i modi stessi con cui essa si costruisce.
Tipologia edilizia e morfologia urbana, strada e isolato, monumento e residenza, sfera pubblica e sfera privata ricevono ogni volta la loro specifica accezione, dando luogo a sistemi formali diversi facilmente distinguibili. La riconoscibilità di ogni parte è resa
ancora più evidente dall’assenza di raccordi fra i diversi tessuti urbani, che vengono in tal modo a trovarsi topograficamente giustapposti fra loro.
L’intera forma urbana è percossa da linee di vera e propria tensione, ove il bordo della città precedente si incontra con quello della nuova e la continuità dell’espansione è contraddetta dalla perentorietà delle modifiche intervenute. Nonostante i terremoti, le guerre, i bombardamenti e la speculazione edilizia, l’attitudine di questa città a liberarsi delle testimonianze del proprio passato quasi come di un peso gravoso, nonostante ciò abbia profondamente alterato l’originaria “imago urbis”, l’impianto delle parti urbane e permane come segno incisivo ed indelebile.
Nella suddivisione della città per parti è implicita la seguente osservazione: la città per parti è una creazione che possa essere ricondotta a una sola idea di base. Costruita in tempi diversi, campo di applicazione di forze e rapporti di classe differenti, la città non può essere che espressione di questi contrasti. Poiché ogni situazione storica non solo aggiunge nuovi pezzi di città preesistente ma interviene anche su ciò che già esiste, dandogli o togliendogli significato, o sminuendo quello originario, possiamo dire che da ogni nuovo assetto che la città si dà corrisponde una nuova gerarchia di valori per le parti che la costituiscono. Risulta pure evidente che la scala di valori sia, in definitiva, quella stabilita dalla classe dominante.

I PRINCIPI DELLA STRUTTURA EDILIZIA DELLA CITTÀ .
LA CORTE - LA SCHIERA.
E’ interessante esaminare la particolare tecnica con cui la veduta cinquecentesca rappresenta la struttura edilizia della città. Ciò avviene componendo filari di case a schiera con edifici a corte e tutta la composizione dà l’idea di un continuo relazionarsi di queste due forme tipologiche. La rappresentazione , pur nella sua schematicità, per ricondurre sinteticamente la città’ ai suoi elementi essenziali, ci fornisce quasi l’archetipo, lo schema iniziale dell’attuale conformazione del centro antico. Questo, liberato dalla complessità di una secolare stratificazione, viene così ricondotto a pochi principi costitutivi. Tali principi si riassumono in maniera quasi emblematica nell’antico Palazzo della Dogana : una corte edificata al suo interno con più schiere.
L’edificio, oltre ad enunciare gli elementi fondamentali della composizione (la corte e la schiera), pare esibire una legge compositiva che è generale e che ritroviamo nella cinta delle mura che circondano la città e nella disposizione che le schiere assumono nella definizione dei rioni. La tipologia dell’edificio a corte e della casa a schiera è molto più evidente e paradigmatica nel centro storico. Infatti, fra le due tipologie si crea una serie di relazioni e compenetrazioni nell’ambito di un impianto urbano prefissato nei suoi elementi principali (le mura, l’asse, la piazza), nei quartieri settecenteschi le due specie tipologiche si scindono e si gerarchizzano sulla trama viaria dei tratturi.
L’edificio a corte -dinanzi al quale si apre una piazza, un giardino , si incrociano più strade- acquista valore qualitativo, dignità di monumento; la casa a schiera resta l’unico elemento costitutivo della trama residenziale. Nello sviluppo settecentesco della città i nuovi borghi che si vengono a formare all’esterno del centro antico svolgono con straordinaria omogeneità tipologica il tema della casa monofamiliare direttamente disimpegnata dalla strada. La cellula abitativa fondamentale è costituita da un solo vano di 6 x 6 m circa , realizzato con muratura e copertura a volta.
RECUPERO E VALORIZZAZIONE DEL PALAZZO
MONGELLI - DE PAOLA ( GIA’ PALAZZO F. DE BENEDICTIS)

Negli ultimi anni, grazie ad un costante risvegliarsi dell'interesse verso il recupero del costruito, si è andata formando una “cultura della conser­vazione”. Questa, sostenendo l'esigenza di affron­tare con la massima consapevolezza ogni intervento, impone uno sforzo di definizione dell'ambito cultu­rale specifico e al, tempo stesso, complesso, attra­verso lo studio dei materiale delle tecniche costruttive impiegate, l'individuazione del modello statico, il rilievo dei dissesti e la ricerca delle sue cause. Oggi si restaura perché si è primaria­mente riconosciuto ad una serie di oggetti un valore particolare, artistico, documentario, estetico e storico. E questo proprio perché questi oggetti vengo­no considerati dalla cultura attuale come testimo­nianze materiali aventi valore di civiltà. Ma, per poter riconoscere "il bene culturale" come oggetto da conservare, è necessaria un'accurata indagine filologica che consenta di formulare un giudizio di valore. Per questo motivo, l'indagine storica, diventa dunque preliminare per qualsiasi intervento di restauro e risulta, inoltre, utile anche ai fini di un corretto intervento di consolidamento. L'indagine filologica, come già accen­nato, ci fornisce informazioni sui materiali usati, sulle tecniche costruttive adottate e ci indica anche le varie trasformazioni e le successive stratificazio­ni subite dall'edificio. Oggi quindi il recupero di un edificio come il Palazzo Mongelli - De Paola in Foggia, richiede la conoscenza di molteplici aspetti relativi non solo all'organismo edilizio, ma anche al contesto urbano nel quale il complesso si inserisce. L'individuazione di tutte le varie trasforma­zioni subite nel tempo, sia dal contesto urbano che dall'organismo edilizio, è una condizione necessaria per poter intervenire correttamente nel recupero dell'edificio antico; proprio perché quest'operazione consentirà di scegliere, tra tutte le soluzioni progettuali, quelle che permetteranno di adeguare l'organismo edilizio alle esigenze moderne. Perciò abbiamo ricostruito l'evoluzione storico-morfologica della fabbrica in esame e del contesto urbano in cui essa si inserisce l'antico palazzo de Benedictis oggi Mongelli - De Paola.
DESCRIZIONE DEI BENI IMMOBILI E MOBILI SOGGETTI A VINCOLO AI SENSI DELLE LEGGI DEL 1 E 29 GIUGNO DEL 1939 N. 1089 E N. 1497 CON D.M. DEL 21.09.1984.

La legge 01.06.1939 n. 1089, modificata ed integrata con la legge 21.12.1961 n. 1551 e con la legge 14.03.1968 n. 292, sottopone a tutela le cose, immobili e mobili, che siano di interesse storico, artistico, archeologico, etnografico. Invece con la legge 21 giugno 1939 n. 1497 e il successivo regolamento approvato con R.D. del 03.06.1940 n. 1357, vengono introdotte importanti norme per la tutela delle bellezze naturali, che ancora oggi regolano il settore dei Beni Ambientali. Di ispirazione estetica e con forti connotati, la legge pone a fondamento della sua articolazione il concetto di "bello di natura", bello riconosciuto non attraverso una valutazione di tipo individuale, ma con il consenso e riscontro del gusto estetico della collettività (25). La inadeguatezza delle norme di tutele del nostro patrimonio storico artistico ed una serie di procedure accelerate per fare fronte ai più urgenti bisogni determinatesi a seguito del terremoto del novembre del 1980, in Campania hanno creato non poca confusione e danni. Proprio per far fronte al progressivo gravissimo degrado del nostro patrimonio storico-artistico- ambientale, lo Stato, intorno alla metà degli anni 80, interviene con provvedimenti urgenti, disponendo l'obbligo per le Regioni di dotarsi di Piani Territoriali Paesistici con il D. 27.06.1985 n. 312 convertito nella legge del 08.08.1985 (Legge Galasso). I Beni immobili e mobili del Comune di Foggia ed in particolare nel centro storico, che per il loro particolare valore artistico-storico-archeologico- etnografico sono stati sottopo­sti a vincolo, ai sensi delle leggi del 1939.


RILIEVO ARCHITETTONICO - RILIEVO METRICO
IL RILIEVO E LA RAPPRESENTAZIONE DEGLI EDIFICI ANTICHI
Nell'enciclopedia il "Costruttore" - Trattato pratico delle costruzioni civili, industriali e pubbliche edito dall'antica Casa Editrice Dottor Francesco Vallardi - alla voce " Restauro", si osserva che "...nell'antichità quando un edificio era sciupato dal tempo o da altre cause, per cui occorressero risarcimenti di non poco conto, lo si abbandonava alla rovina o lo si demoliva e se ne costruiva un altro senza punto curarsi che corrispondesse al primitivo...". Così, per moltissimo tempo, la problematica del Restauro è stata affrontata facendo riferimento soltanto a parziali e vaghe notizie, cosiddette storiche, ed a parziali rilievi metrici e fotografici senza raggiungere un'adeguata conoscenza della fabbrica su cui intervenire.
Nella cultura contemporanea si è ormai affermata la convinzione che la problematica progettuale del recupero degli edifici antichi debba fondarsi anche sulla conoscenza storica. Il rilievo della struttura materica e della configurazione spaziale deve portare, in particolare, alla conoscenza di molteplici aspetti dell'edificio, quali i dati metrici dimensionali, i dati relativi ai materiali costruttivi, i dati relativi allo stato di conservazione e di degrado degli elementi di fabbrica, i dati relativi alla qualità storica ed architettonica degli elementi costruttivi, i dati relativi alla specialità ed alla individualità dei singoli elementi costruttivi dell'organismo edilizio.
Il rilievo si deve quindi esplicare, secondo un programma che si articola nei due momenti distinti, ma strettamente correlati, dalla rivelazione e della comunicazione dei dati. Al momento del rilievo dei dati, essenzialmente analitico, si accompagna quindi il momento della traduzione in immagini grafiche dei dati raccolti. La lettura degli elaborati dovrà consentire la comprensione e la conoscenza non solo dello spazio fisico dell'edificio antico, ma anche dello spazio funzionale e formale dell'edificio stesso. In base a questi principi il rilievo è stato eseguito direttamente sull'oggetto di studio. Nel rilievo diretto, sono risultati di grande aiuto l'uso di alcuni strumenti operativi: la rollina metrica, la stadia, la squadra del muratore, il filo a piombo, il regolo. L'intero programma di rilievo diretto si è esplicato attraverso più fasi operative che hanno richiesto inizialmente la stesura di uno o più schizzi di rilievo relativi all'organizzazione planimetrica e spaziale dell'edificio. Sono seguiti poi, la misurazione ripetuta eventualmente più volte, per ridurre i margini di errore, delle parti costituenti l'edificio oggetto di rilievo ; la registrazione sugli schizzi di rilievo delle misure effettuate; il rilievo della natura materica degli elementi costruttivi ed il loro degrado, il rilievo mediante riprese fotografiche, delle caratteristiche cromatiche dell'edificio e dell'ambiente circostante.
Giuseppe Briguglio
Architetto
Lascia un commento